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2021, published by Studio Hamor  / poems by Francesca Simeoni

ADAGIO

"[...] Adagio è il controcanto, il ritmo del cuore per tempi veloci, la chiave, forse, per sentire vivo tutto ciò che si dona a noi, esposto al rischio incalcolabile di sfuggire alla nostra meraviglia." Francesca Simeoni

“Forse noi siamo qui per dire: casa
ponte, fontana, porta, brocca, albero da frutti, finestra,
al più: colonna, torre."
(R.M.Rilke)

“Si tratta, voi mi capite, di ritornare a incantarsi per l'oltre, per il volto che abita le cose e le fa dono. Ma l'incantamento, voi me lo insegnate, viene da un indugio, da una capacità di sostare. Indugiare alla soglia delle cose. La fretta è nemica, radicalmente nemica, dell'incantamento. La fretta che ci consuma è parente stretta della voracità. La fretta ci fa predatori. L'incantamento ha bisogno di sosta, di tempo, del tempo della contemplazione, ha bisogno, perdonate la parola, di lentezza.”
(Angelo Casati)

Fonte Vetriana, 21 giugno 2021

Se c’è una cosa che ho imparato vivendo a Fonte Vetriana è che non si è mai soli, che quando ti mancano le uova spesso arriva qualcuno che bussa e te le porta; che quando il pane avanza ci sarà sempre qualcuno a cui darlo: per fare il pangrattato, la ribollita o perché no per le galline. Che rifaranno le uova.

Ho imparato che non è una logica dello scambio ma la dimensione del dono, e che quando la frittata è donata diventa più buona. Che se noi ci fidiamo anche i nostri figli impareranno la fiducia. Negli altri, nell’Altro.

In una comunità nulla va o andrebbe sprecato, nemmeno - anzi men che meno - il tempo delle relazioni, il tempo dei volti, del volto che abita le cose e della terra che abitiamo.

Ci vuole tempo per imparare ad andare piano. Per imparare a dire casa, fiore, io, tu.
Per imparare che andare a “governare” gli animali significa prendersene cura. Ogni giorno, ogni mattina ed ogni sera.
La fretta non si accorge di un fiore che è nato e prima non c’era, di un sorriso che sboccia su un viso, della luce che ogni giorno entra dalla finestra e non è mai la stessa.
Con lo sguardo e il passo dei miei figli, fare il giro del borgo è come fare il giro del mondo.

Ci vuole tempo per concedere alle cose il tempo per accadere, al seme di nascere, al silenzio di parlare, al cuore di vedere. A noi di vivere, semplicemente.
Forse ci è voluto anche questo lungo inverno in cui dovevamo stare fermi come alberi per radicarci davvero in questa vita, per riuscire a spogliarci di tutte le foglie e di tutto ciò che credevamo indispensabile e invece non lo era, per gioire del poco che siamo e sentire che non ci manca niente, nel nulla. Per sentire che siamo vivi, qui e ora, che il bene non è mai distante, e che in fondo se siamo qui è solo per amore.

Noi siamo ancora principianti dell’orto come della vita autentica ma di sicuro se siamo qui è per coltivare un Sogno.
Così, come contadini abbiamo raccolto le fotografie di quest’ultimo anno, stagione dopo stagione, cercando di scegliere quelle più buone e ora vorremmo offrirvele nel cesto di questo libro per condividere la sovrabbondanza di gioia e gratitudine per la vita che ci commuove.

Carlotta

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